La mattina del 29 agosto 1991 la mafia uccide Libero Grassi. L’imprenditore palermitano si era opposto con coraggio al racket delle estorsioni.
Sono passati trent’anni dalla morte di Libero Grassi. L’imprenditore siciliano venne freddato la mattina presto mentre si recava a piedi a lavoro. Si era opposto alla mafia.
Chi era Libero Grassi
Nato a Catania nel 1924, a otto anni la famiglia si trasferisce a Palermo. Durante la guerra entra in seminario per evitare di combattere al fianco di fascisti e nazisti. Malgrado l’intenzione di divenire diplomatico, prosegue l’attività del padre come commerciante. Negli anni cinquanta si trasferisce a Gallarate, dove entra nel meccanismo dell’imprenditoria; in seguito torna nel capoluogo siciliano per aprire uno stabilimento tessile. Attivo politicamente, è tra i fondatori del Partito Radicale.
Il no al pizzo
Dopo aver avuto alcuni problemi con la fabbrica di famiglia, la Sigma, viene preso di mira da Cosa Nostra, che pretende il pagamento del pizzo: riceve strane telefonate da un fantomatico “geometra Anzalone” che chiede offerte “per i picciotti chiusi all’Ucciardone”. Libero Grassi ha il coraggio di opporsi e collabora con la polizia: gli agenti arrestano così i fratelli Antonino e Gaetano Avitabile, “esattori” del clan Madonia di Resuttana. L’imprenditore, a cui in molti voltano le spalle, diventa un simbolo. E la mafia non fa passare molto tempo per eliminarlo, quel 29 agosto 1991 con quattro colpi di pistola.